«I sindaci cosa ne pensano?»

«Dove c’è inquinamento c’è ictus»
«In poche parole entrambi gli studi, in fase di review dalla comunità scientifica, segnalano come le polveri sottili potrebbero peggiorare l’infiammazione causata dal virus. Come a dire che, avendo respirato per una vita intera aria inquinata, lombardi ed emiliani sono partiti svantaggiati.»
Nei luoghi in cui la concentrazione di polveri sottili è più elevata si registrano il 50 per cento di ictus in più

Dove l’aria è più inquinata aumentano i casi di ictus. Non è la prima volta che il legame viene palesato dalla ricerca: questa volta i dati che confermano questa correlazione sono stati presentati a Los Angeles durante l’American Stroke Association's International Stroke Conference 2016: ogni 10 microgrammi per metro cubo di PM 2,5 in più nell’aria, il numero totale dei casi di ictus cresce dell’1,9 per cento.
Questo studio si basa sulle rilevazioni ricavate da due paesi che di inquinamento se ne intendono più di tutti gli altri, perché sono i primi a produrlo e i primi a subirlo: Stati Uniti e Cina.
I ricercatori hanno analizzato i bollettini sulla qualità dell’aria diffusi tra il 2010 e il 2013 che riguardavano 1.118 contee di 49 Stati americani e 120 città di 32 province cinesi. L’indagine si è concentrata sulle polveri più pericolose, le PM 2,5. Con un diametro di un quarto di centesimo di millimetro, 30 volte inferiore a quello di un capello umano, queste polveri, che rientrano nella categoria del particolato fine, sono talmente sottili da riuscire a penetrare nei polmoni ed entrare in circolo nell’organismo provocando seri danni alla salute. A disperderle nell’aria sono i vari processi di combustione: i motori delle auto, gli impianti per la produzione di energia, la legna per il riscaldamento domestico, gli incendi dei boschi.
Già da anni ritenute responsabili dell’aumento delle malattie respiratorie, negli ultimi tempi sono salite sul banco degli imputati perché accusate anche di provocare un incremento dei casi di ictus. E le prove a carico sembrano piuttosto convincenti. A Longjian Liu, principale autore dello studio e professore alla Drexel University di Philadelphia, Pennsylvania, e ai suoi colleghi non è sfuggito un significativo dato epidemiologico: nelle regioni più a sud degli Stati Uniti dove si registrano i più alti livelli di inquinamento dell’aria, la popolazione è risultata più a rischio con una percentuale di casi pari al 4,2 per cento. Mentre nelle zone a ovest, dove i livelli di PM 2,5 sono tra i più bassi del paese, il totale delle persone colpite da ictus scende al 3 per cento.
Non è la prima volta che il nesso viene evidenziato. All’incirca un anno fa un gruppo di ricercatori dell’Università di Edimburgo sulle pagine del British Medical Journal aveva fatto notare un preoccupante collegamento tra due fenomeni concomitanti: appena cresceva la concentrazione di polveri sottili aumentavano i ricoveri in ospedale per ictus. Allora venivano analizzate le conseguenze a breve termine dell’inquinamento. Lo studio attuale invece valuta l’impatto su tempi più lunghi. Cambia la prospettiva, ma il risultato è lo stesso: la qualità dell’aria e i casi di ictus sembrano strettamente correlati
fonte HEALTHESK

http://www.healthdesk.it/scenari/dove-c-inquinamento-c-ictus

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